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Prince: un vero principe della musica

Prince Roger Nelson (in arte Prince) è stato un popolarissimo ed apprezzatissimo cantautore, musicista polistrumentista e produttore discografico statunitense, purtroppo recentemente deceduto. La sua musica, un meraviglioso cocktail di vari generi musicali come pop, rock, funk, e black music, ha sicuramente lasciato il segno non solo tra fans e critici, ma anche tra la gente comune a cui piace ascoltare della buona musica.

Prince cantava, suonava quasi tutti gli strumenti, scriveva testi bellissimi, si muoveva sul palco con una naturalezza ed una scenicità uniche, cosa che oggi sarebbe difficilissimo riuscire soltanto ad emulare; senza dubbio un grandissimo artista. La sua ‘indole nera’ riusciva a mescolarsi perfettamente con gli stili musicali che lo appassionavano già da bambino e che ha poi saputo riprendere nel corso della sua carriera, ed il prodotto che è riuscito a creare è sempre stato di ottima qualità. Sarà forse per questi motivi che la rivista Rolling Stone nel 2004 lo inserì al 27º posto nella lista dei 100 migliori artisti, al 30º in quella dei migliori 100 cantanti, ed al 34º in quella dei 100 migliori chitarristi di sempre…tanto per mettere bene le cose in chiaro.

Adolescenza e primi passi nel mondo della musica

Il suo nome fu preso dalla jazz band in cui suonava il padre (pianista e compositore), i ‘Prince Rogers trio’, ed anche la madre cantava jazz a livello amatoriale; la musica circolava dunque nelle vene di tutta la sua famiglia (di origini afroamericane), ed anche i suoi nonni, tutti della Louisiana, nutrivano una grande passione per la musica.

A soli 7 anni Prince compose la sua prima canzone suonando il piano del padre e la chiamò ‘Funk machine’, ma già a 10 anni dovette fare i conti con la complicata situazione familiare in cui viveva; infatti, in seguito alla separazione dei genitori, il ‘principe’ fu costretto a fare parecchi spostamenti tra la casa del padre e quella della madre, che nel frattempo viveva già con un altro uomo. La cosa andò avanti così per qualche tempo, fino a quando non decise di trasferirsi definitivamente in casa della famiglia Anderson, con la quale aveva rapporti di buon vicinato. Fu proprio grazie al buon rapporto di amicizia con il giovane Andrè Anderson (divenuto poi famoso con il nome di Andre Cymone), che Prince iniziò a muovere i suoi primi passi musicali da professionista, e da quel momento anche la sua vita iniziò a cambiare.

Il trionfo di Prince alla fine degli anni settanta

Fu verso la fine degli anni 70 che Prince, quasi ventenne, cominciò a percepire l’imminente arrivo del suo ‘magic moment’; nel 1978 infatti, la celebre etichetta di produzioni discografiche e televisive Warner Bros decise di scommettere sulle sue qualità, mettendogli a disposizione un sostanzioso budget di 180.000 dollari per la pubblicazione di tre albums in altrettanti anni di contratto. Prince utilizzò invece tutto il gruzzolo per produrre un solo album, quello del suo debutto nel professionismo, ovvero For You, interamente scritto, suonato, interpretato e prodotto da lui.

Anche se gli accordi con la Warner Bros non erano proprio questi, i discografici si mostrarono subito entusiasti di ciò che aveva creato il genio di Minneapolis, tanto che Tommy Vicari, in qualità di produttore esecutivo del colosso statunitense, gli rinnovò subito il contratto per altri tre anni; nel 1979 venne pubblicato il suo secondo album ‘Prince’, contenente brani molto più orecchiabili e di facile comprensione rispetto al primo disco, un Lp che fece registrare un milione di copie vendute soltanto negli Stati Uniti.

Prince sempre al top anche negli anni ‘80 e ‘90

Al principio degli anni 80 Prince iniziò una sorta di metamorfosi anche sotto il profilo del look, mettendo da parte quello che era il suo abbigliamento abituale fatto di tutine aderenti e molto sexy, ed iniziando a vestire in modo ancor più oltraggioso e provocatorio; indossava lingeria e corsetteria femminile sotto al suo celebre ed immancabile soprabito lungo e nero, scarpe col mezzo tacco, e quasi sempre un grande cappello a tese larghe molto simile a quello della Befana.

Iniziarono a piovere apprezzamenti e complimenti da ogni parte, fu pubblicato il suo terzo album dal titolo Dirty Mind, ed il ‘principe’ passò finalmente a recitare ruoli da protagonista anche nei concerti live, dove si esibiva finalmente per proprio conto e non più come ‘artista di supporto’ aprendo concerti di altre band. Il suo quarto album Controversy (pubblicato sempre da Warner Bros nel 1981) stazionò per parecchio tempo in terza posizione nella speciale classifica della rivista Billboard, e sancì il definitivo raggiungimento del successo per l’artista di Minneapolis.

La condanna per plagio, gli eccessi, la morte

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Forse non basterebbero altre dieci pagine come queste per ripercorrere in modo più dettagliato la carriera artistica di un grande personaggio come Prince, perché sono davvero tante le cose che ha fatto nel corso dei suoi 57 anni di vita: 35 albums, 5 films di cui è stato attore, scrittore, compositore e regista (più altri 7 ai quali ha lavorato per conto di terzi), circa 30 tournee di concerti dal vivo…e molto altro, e tutto ciò sempre a livelli altissimi.

Il 5 Dicembre del 2007 Prince venne condannato per plagio da una sentenza della Corte d’Appello di Roma, che considerò la sua ‘The Most Beautiful Girl in the World’ identica a ‘Takin me to Paradise’, scritta dal batterista e produttore italiano Bruno Bergonzi. Negli anni successivi il cantante di Minneapolis iniziò purtroppo a cadere negli eccessi e nei vizi, fino a rimanerci secco il 21 Aprile 2016, quando venne trovato morto in un’ascensore di un hotel.